Lectio Magistralis : La sostenibilità della crescita globale

Grazie. È per me un grande onore essere qui con voi oggi per questo Graduation Day. È un gran­de onore e anche un grande piacere ritornare nella mia Alma Mater, dove ho completato i miei studi alla Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie nell’ormai lontano 1977, quasi quarant’anni fa.

Il tema che ho scelto per la mia presentazione è però un tema che non è certo passato di moda negli ultimi quarant’anni. Il conflitto potenziale tra crescita economica e sostenibilità era già oggetto di accese discussioni quarant’anni fa come lo è oggi, sia in Italia che all’estero. Il tema ha diversi risvolti e non intendo certo coprirli tutti in questa mia presentazione. Non intendo, per esempio, coprire un tema che è, comunque, di grande importanza nel lungo periodo, quello della pressione che la crescita della produzione mondiale sta avendo sulle risorse del nostro pianeta e quindi sulla sostenibilità ecologica, a partire dalla questione del riscaldamento globale, tema importantissimo, ma in cui non mi considero certo un esperto.

Vorrei invece concentrarmi sul tema della sostenibilità economica e affrontare, in particolare, la seguente domanda: esistono delle fonti di vulnerabilità nel processo di crescita dell’economia mondiale che ha cratterizzato gli ultimi decenni tali da rendere questo processo economicamen­te non sostenibile? O, in altri termini: riuscirà’ l’economia mondiale a continuare a crescere senza generare tensioni tali da portare a nuove crisi? Credo che diversi aspetti nel processo di crescita dell’economia mondiale negli ultimi decenni comportino un elevato rischio di insostenibilità. La crisi del 2008-09, che, come sapete, è stata la più grave dagli anni ’30, potrebbe quindi non esse­re un evento isolato ma potrebbe ripetersi con una certa frequenza, anche se non necessariamen­te in una forma così intensa.

Per capire l’origine del problema, occorre innanzitutto rivisitare le cause sottostanti la crisi econo­mica e finanziaria che ha colpito l’economia mondiale nel 2008 e nel 2009.

Al di là delle motivazioni immediate della crisi—i problemi nel sub-prime market americano, ossia dei prestiti concessi alla leggera per finanziare l’acquisto di case—esistono a mio giudizio due ragioni di fondo della crisi, ragioni in parte tra loro correlate.

La prima è la tendenza a una crescita più rapida del settore finanziario rispetto all’economia reale che è emersa negli ultimi decenni. Diversi studi illustrano questa crescita negli Stati Uniti. La quo­ta dei servizi finanziari nel Pil statunitense è cresciuta dal 2,8 percento nel 1950 al 4,2 per cento nel 1980 e all’8,3 per cento poco prima della crisi economica globale. Andamenti simili si sono registrati anche per altri indicatori della dimensione del settore finanziario, quali la quota delle retribuzioni degli occupati nel settore finanziario rispetto al totale.

Questa crescita del settore finanziario rispetto alla dimensione dell’economia è proble­matica da diversi punti di vista. Prima di tutto è stato notato, per esempio da studi condotti dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, che fino a un certo punto la crescita del settore finanziario viene accompagnata da una crescita dell’economia. Ma oltre una certa soglia –che viene iden­tificata da Stephen Cecchetti e Enisse Kharroubi in un lavoro del 2012 nel 100 per cento del Pil in termini di debito del settore privato e del 3,9 percento in termini di occupazione nel settore finanziario—una crescita del settore finanziario riduce la crescita della produttività complessiva dell’economia. In un lavoro successivo del 2015 gli stessi autori individuano diversi canali attraver­so cui una crescita eccessiva del settore finanziario danneggia la crescita della produttività. Uno di questi è la tendenza del settore finanziario a finanziare bolle speculative nel settore immobi­liare e, generalmente, a finanziare meno settori ad alta intensità di ricerca e sviluppo, per i quali è meno facile individuare attività che possano essere usate a garanzia dei prestiti. Un altro fattore è l’attrattività, in termini di remunerazione, del settore finanziario che sottrae i migliori cervelli ad altre attività economiche.

Oltre a questo possibile effetto sulla crescita della produttività, c’è anche un altro motivo per cui la crescita del settore finanziario può essere associata a crescenti vulnerabilità La cresci­ta del settore finanziario ne aumenta la complessità e rende difficile la supervisione del sistema finanziario stesso. Questa complessità, e le opache interrelazioni che si erano create tra diversi operatori finanziari, sono state un fattore fondamentale, se non nel causare, almeno nell’ingigan­tire la crisi del 2008-09, crisi partita dal un settore—quello del sub-prime market statunitense— che rispetto all’economia americana, e ancor piu’ mondiale, era piuttosto piccolo. Ma l’incertezza legata alla complessità delle interrelazioni finanziare minava la fiducia nel sistema finanziario nel suo complesso. E un sistema finanziario è necessariamente basato sulla fiducia.

La seconda tendenza di fondo sottostante la crisi del 2008-09, che è in certa misura la contro­parte della crescita del settore finanziario, è il crescente indebitamento delle famiglie in diversi paesi avanzati. Il caso emblematico è ancora una volta rappresentato dalle famiglie america­ne, anche se tendenze simili si sono manifestate in quasi tutti i paesi avanzati, per esempio nel Regno Unito. Un recente libro (House of Debt) di Atif Mian e Amir Sufir documenta come questa tendenza abbia contribuito alla crisi del 2008-09 e alla recessione che l’ha seguita. Il rapporto tra debito e reddito disponibile delle famiglie americane, pari a circa il 100 per cento negli anni ’60 e gli anni ’70 del secolo scorso, era salito al 150 per cento nel 2000 ed era balzato al 215 per cento nei sette anni successivi.

È fondamentale capire che questa tendenza all’indebitamento non è stata casuale, non è stata l’effetto di sviluppi passeggeri, di una esuberanza nel mercato finanziario che non si ripeterà. È invece dovuta in gran parte a un altro fenomeno più profondo, ossia la perdita di potere d’ac­quisto delle famiglie americane—e della maggior parte degli altri paesi avanzati—per effetto dei profondi cambiamenti nella distribuzione del reddito registrati a partire dall’inizio degli anni ‘80. Anche questi cambiamenti nella distribuzione del reddito sono ben documentati. Per esempio, la quota di reddito detenuta dall’uno per cento più ricco della popolazione statunitense che era del 9 per cento nel 1980, è ora intorno al 21 per cento. Da notare che questa quota è persino più ele­vata di quanto fosse all’inizio del secolo scorso. Nel 1910 la quota dell’uno per cento più ricco era di circa il 18 per cento. Nei settant’anni successivi il trend era stato verso una più equilibrata di­stribuzione del reddito. Dal 1980 il trend si è però invertito e, come ho detto, si è più che disfatto quello che si era ottenuto ne settant’anni precedenti il 1980. La controparte di questa tendenza è il graduale restringimento della classe media americana: la percentuale delle famiglie che sono comprese tra il 50 e il 150 per cento del reddito mediano è scesa dal 58 al 46 per cento nel corso degli ultimi quarant’anni.

Questo restringimento della classe media ha però avuto implicazioni importanti per la domanda di beni e servizi che l’economia può generare. Il motivo fondamentale è che, per quanto si sfor­zino, i ricchi non riescono a consumare più di tanto, per cui uno spostamento massiccio della distribuzione del reddito verso questi ultimi causa un indebolimento della domanda aggregata. La soluzione che è stata trovata a questo carenza di domanda aggregata è stata l’adozione di politiche monetarie sempre più espansive o, in altri termini, di tassi di interesse sempre più bassi. Nella scorsa decade, per ovviare a questo problema di carenza di domanda per consumi, la banca centrale americana ha abbassato progressivamente i propri tassi di interesse inducendo le famiglie americane a indebitarsi rapidamente. Il che per un po’ funziona.

Il problema è che questa crescita drogata, non accompagnata da un pari aumento dei redditi delle famiglie, è risultata alla fine insostenibile perché caratterizzata da una fragilità strutturale: l’eccessivo indebitamento delle famiglie americane. Certo, tassi di interesse più bassi comporta­no anche una maggiore capacità di sostenere il debito nel tempo. Ma se i tassi di interesse a un certo punto cominciano a salire, per esempio per evitare pressioni inflazionistiche, la fragilità del sistema si manifesta a pieno e improvvisamente. L’eccessivo indebitamento delle famiglie ameri­cane, e di altri paesi, è quindi un importante fattore dietro la crisi del 2008-09.

 

Prima di proseguire vorrei reiterare un punto. Ho spesso fatto riferimento, per comodità di esposizione all’economia americana, ma tendenze simili, in particolare in termini di cambiamenti nella distribuzione del reddito si sono osservati in tutti i G-7 (con l’eccezione della Francia), come segnalato dall’andamento dei coefficienti di Gini dagli anni ‘80.

 

Quindi, due fattori (la crescita del settore finanziario e la crescita dell’indebitamento delle fami­glie spiegata dai cambiamenti nella distribuzione del reddito) sono fondamentali nello spiegare la crisi del 2008-09. Se questa è la diagnosi, cosa possiamo concludere rispetto alla sostenibilità della crescita economica negli anni futuri? O, in altri termini, in che misura i problemi sottostanti la crisi del 2008-09 sono stati superati?

 

Cominciamo dal sistema finanziario. Dal 2009 diversi accordi a livello internazionale hanno por­tato a importanti cambiamenti nella regolamentazione dei mercati finanziari. Si è, in particolare, richiesto alle banche di rafforzare la propria capitalizzazione in modo da poter meglio assorbire eventuali perdite. Negli Stati Uniti il Dodd-Frank Act del 2010 ha rafforzato i poteri di supervi­sione sul sistema finanziario e la sua trasparenza. In Europa, la creazione di una unione bancaria, con la supervisione delle banche di maggiore dimensione assegnata al Single Supervisory Me­chanism, è stato un importante passo avanti, anche se alcune componenti dell’unione bancaria (in particolare un’assicurazione sui depositi a livello europeo) non sono ancora state introdotte.

Ma restano ancora diversi problemi. I principali sono tre.

 

Il primo, di cui si è ben consapevoli nel dibattito europeo, è la difficoltà di trovare una facile solu­zione al dilemma tra salvare chi ha prestato soldi alle banche, evitando problemi di contagio, ed evitare di premiare comportamenti irresponsabili (quelli di chi presta alle banche senza pensare ai rischi che questo comporta perché tanto se ci sono perdite ci pensa lo stato a coprirle). È il dilemma tra il bail out e il bail in, tanto dibattuto anche in Italia.

Il secondo problema è quello della crescente importanza in diversi paesi del cosiddetto “shadow banking”, cioè di intermediari finanziari che riescono a evitare la più stretta regolamentazione esistente per gli altri intermediari finanziari. Il problema è ben noto. Quando si stringe la regola­mentazione, il sistema finanziario tende a espandersi in forme non regolate. Al momento, nono­stante le discussioni, una parte non irrilevante del sistema finanziario, lo shadow banking appun­to agisce senza un’adeguata supervisione.

Terzo problema: il sistema finanziario, soprattutto quello americano, resta dominato da alcuni grandi gruppi finanziari, anzi, rispetto a dieci anni fa, è diventato ancora più concentrato. Questo crea il problema del “too big to fail”, ossia l’esistenza di istituzioni finanziarie che sono troppo grandi perché le si possa far fallire in caso di problemi, il che crea una propensione eccessiva al rischio da parte di queste istituzioni. Oltre a ciò cresce la concentrazione del potere finanziario. Il dibattito presidenziale negli Stati Uniti è stato caratterizzato quest’anno da un rinnovato interes­se su questo problema, grazie a Bernie Sanders.

Per riassumere, credo si possa concordare con il punto di vista espresso di recente da Neel Ka­shkai, il presidente di una delle componenti del Federal Reserve System, la banca centrale ame­ricana (Kashkai è presidente della Minneapolis Fed) e cioè che “Occorre dire la verità al popola americano sui rischi che ancora fronteggiamo” rispetto al sistema finanziario.

 

Per quanto riguarda la distribuzione del reddito, non ci sono segnali di un cambiamento di tendenza. È da notare che a una maggiore disuguaglianza all’interno dei singoli paesi—sia quelli avanzati che quelli emergenti—ha corrisposto una minore disuguaglianza tra paesi dovuta al fat­to che il reddito medio pro capite in molti paesi emergenti—come la Cina e l’India—è aumentato molto più rapidamente del reddito medio dei paesi avanzati. Questo per ora non ha però ade­guatamente sostenuto la domanda aggregata mondiale perché in alcuni di questi paesi, in parti­colare in Cina (anche per l’assenza di un adeguato livello di protezione sociale fornita dal settore pubblico) la propensione al consumo delle famiglie è rimasta piuttosto bassa.

La mia conclusione è quindi che i problemi di fondo dell’economia mondiale che hanno portato alla crisi del 2008-09 sono ancora in gran parte presenti e potrebbero portare a nuovi episodi di instabilità, magari non nell’immediato, ma nel corso degli anni.

 

Cosa si può fare allora per rendere più sostenibile la crescita economica?

 

Riguardo la riforma del sistema finanziario, credo occorra affrontare con maggiore energia il pro­blema della sua crescita rispetto alla dimensione del resto dell’economia e dell’eccessiva propen­sione al rischio degli operatori finanziari. Il sistema finanziario svolge un ruolo importante nell’e­conomia mondiale ma può essere assimilato a certe industrie che, pur essendo utili, possono causare quelli che potremmo chiamare “danni ambientali”. Un’eccessiva propensione al rischio, soprattutto in un settore che è grande rispetto al resto dell’economia, può causare danni molto gravi al sistema economico, come abbiamo sperimentato nel 2008-09. Gli economisti chiamano questi danni “esternalità” e ci sono fondamentalmente due approcci di politica economica per affrontare queste esternalità.

La prima è la regolamentazione, la seconda è la tassazione.

Non si tratta di strumenti necessariamente alternativi: possono essere combinati. Quello che occorre fare nel caso del sistema finanziario è ridurre ulteriormente i rischi attraverso la regolamentazio­ne, a partire dagli Stati Uniti, soprattutto per affrontare il problema del “too big too fail” e della eccessiva concentrazione di potere finanziario. Ma, a mio giudizio, credo sia anche necessaria una maggiore tassazione del settore finanziario nei principali paesi del mondo.

Il sistema finanziario è sotto tassato. Basti pensare che mentre esistono tasse sul valore aggiunto dei vari settori produttivi (in Italia abbiano l’IVA), i servizi finanziari non sono soggetti a queste tasse. Negli ultimi anni si è molto parlato di tassazione delle transazioni finanziarie anche con lo scopo specifico di ridurre le operazioni a rischio più elevato (si parla talvolta di Tobin tax). Non sono un sostenitore particolare di questa specifica forma di tassazione finanziaria, ma credo che qualcosa debba essere fatto. In proposito, il dipartimento di finanza pubblica del Fondo Moneta­rio Internazionale che ho diretto dal 2008 al 2013 aveva proposta l’introduzione di una Financial Activity Tax, essenzialmente una tassa sulla somma di profitti e stipendi (per lo meno al di sopra di una certa soglia) da applicare al sistema finanziario.

Naturalmente, tasse di questo tipo, vista la mobilità dei capitali, funzionano meglio se coordinate tra diversi paesi. Ma su questo tornerò fra poco.

 

Passiamo al secondo problema strutturale che considero problematico per la stabilità della cre­scita: l’incredibile spostamento della distribuzione del reddito nel corso degli ultimi tre decenni, spostamento che si è intensificato negli ultimi quindici anni in diversi paesi, e che ha causato un aumento nell’indebitamento delle famiglie. Correggere questa tendenza con strumenti di politica economica non è per niente facile. Occorre prima di tutto chiedersi a cosa siano dovuti questi cambiamenti nella distribuzione del reddito. Anche se varie cause possono aver operato—tra cui diversi mutamenti tecnologici—credo che un motivo fondamentale dello spostamento della distribuzione del reddito a favore delle classi più ricche sia dovuto al processo di globalizzazione. Questo processo ha aperto all’economia mondiale paesi ricchi di lavoro e poveri di capitale. Con­seguentemente il rapporto tra lavoro e capitale dell’economia globalizzata è aumentato e non ci si deve stupire se la quota del lavoro nella distribuzione del reddito si sia ridotta progressivamen­te nei paesi avanzati: questa quota è scesa da circa il 70 percento nella media semplice dei G-7 nel 1980 al 60 percento attuale. Oltre a ciò, la disponibilità di una maggiore quantità di lavoro non specializzato a livello mondiale ha causato una dispersione molto più forte anche nei redditi di lavoro. È utile in proposito ricordare la famosa regola morale di Adriano Olivetti secondo cui: “Nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario minino.” Basta guardare le attuali remunerazioni degli amministratori delegati per ca­pire come questo regola non sia più applicata.

 

Se i cambiamenti nella distribuzione del reddito sono stati effettivamente determinati dalla globalizzazione, allora risulterà molto più difficile correggerli, a meno di voler porre freno, o addirittura, invertire il processo di globalizzazione. Che ci possa essere una tendenza in questa direzione è reso evidente dal dibattito presidenziale americano con Trump e Sanders—ai due poli opposti dello spettro politico—entrambi molto critici della liberalizzazione del commercio inter­nazionale.

Credo che, pragmaticamente, sia difficile pensare che ci possa essere un’inversione del processo di globalizzazione (a tutti piace comprare elettrodomestici prodotti a basso prezzo dalla Cina, no?). Il che, però, renderà più difficile correggere gli squilibri nella distribuzione del reddito. Natu­ralmente ci si può provare attraverso la tassazione. Il problema qui è l’elevata mobilità non solo del capitale, ma probabilmente anche dei redditi da lavoro più elevati. Quanto più elevata è la mobilità di un fattore produttivo, quanto più difficile è tassarlo. Il che rende difficili gli interven­ti volti alla correzione della distribuzione del reddito se introdotti a livello di singolo stato. E, in effetti, una conseguenza della globalizzazione è proprio l’aumento della mobilità del capitale e la conseguente guerra al ribasso nella tassazione del capitale nei paesi nel mondo.

 

L’unica soluzione è puntare a una maggiore cooperazione a livello internazionale tra le varie giurisdizioni fiscali. Ci sono segni di questa maggiore cooperazione per quanto riguarda la lotta all’evasone e all’elusione fiscale. L’OCSE ha coordinato l’azione dei principali paese in quest’area, ultimamente attraverso la cosiddetta iniziativa BEPS—cioè contro la Base Erosion and Profit Shi­fting, l’erosione delle basi imponibili e lo spostamento dei profitti verso giurisdizioni a tassazione più bassa. Ma si tratta di un terreno ancora in gran parte inesplorato. Si è ancora più indietro nei tentativi di coordinamento delle politiche di tassazione, cioè nel coordinamento delle aliquote di tassazione e delle basi imponibili: anzi, non c’è nessun coordinamento, c’è piuttosto una compe­tizione al ribasso delle aliquote di tassazione sui redditi da capitale, Ma nonostante le difficoltà credo sia necessario continuare su questa strada per cercare di correggere in parte le variazioni che abbiamo osservato nella distribuzione del reddito negli ultimi decenni, variazioni, che, come ho detto, hanno conseguenze significative per la stabilità della crescita di lungo periodo.

Vorrei concludere ricordando un’altra cosa che lo stato può fare per favorire una distribuzione del reddito più equa, in aggiunta ad un’appropriata tassazione. Ho notato che una buona parte dei cambiamenti nella distribuzione del reddito riguardano l’ampliamento dei differenziali nelle retribuzioni del fattore lavoro. Dal punto di vista dell’equità sociale diventa quindi ancora più im­portante che in passato assicurare che esista un’elevata mobilità economica verso l’alto per chi si impegna, indipendentemente dal punto di partenza. L’Italia non eccelle da questo punto di vista: le statistiche dimostrano che le rendite di posizione—il mantenimento dello stato sociale acqui­sito dai genitori—è molto più elevato in Italia che in Francia o in Spagna. Una maggiore mobilità può però essere facilitata dalla fornitura di servizi educativi di elevata qualità a tutti i giovani che sono disposti ad impegnarsi. La disponibilità di una pubblica istruzione a livello scolare ed universitario di elevata qualità resta quindi fondamentale, anzi è ancora più importante che in passato.

Mi sembra appropriato concludere questa mia presentazione oggi, qui a Siena, in quella che è stata e ancora rimane la mia università, ricordando appunto la centralità del nostro sistema edu­cativo per il futuro della nostra economia e della nostra società.

Questa centralità va mantenuta e alimentata. La conoscenza è l’elemento chiave nella competizione in società avanzate e deve essere accessibile a tutti. In ultima analisi, però, starà a voi sfruttare nella vostra vita professionale gli strumenti che vi sono stati forniti nel vostro percorso educativo, evitando facili scorciatoie e ricordando sempre che, alla lunga, è l’impegno che viene premiato.

Grazie e congratulazioni a tutti voi per gli studi che avete completato.

 

Carlo Cottarelli

Direttore esecutivo

Fondo Monetario Internazionale

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SKILLUP – Il Podcast USiena Alumni su URadio Siena

USiena Alumni collabora con  Uradio Siena per un podcast rivolto alla nostra comunità studentesca.
Si chiama SkillUP: il podcast su università carriera e competenza e partirà tenuto da alumni eccellenti della nostra associazione.
Storie di Alumni e skill, per raccontare università e lavoro con tips e consigli utili per studenti e studentesse.
Unisciti a noi in questa avventura e preparati a potenziare le tue capacità, acquisire la giusta competenza e prendere decisioni informate per il tuo futuro professionale, ascolta il Podcast su Spotify

USiena Alumni – USiena Soft & Digital Skills

USiena Alumni collabora attivamente attraverso i suoi laureati ai corsi organizzati dall’Università di Siena per lo sviluppo di competenze trasversali, sempre più necessarie (e dunque richieste) non solo in ambito lavorativo, ma anche a livello am­bientale, politico e sociale.

Alumni e alumnae ormai professionisti prestano la loro esperienza per supportare questa importante attività, fortemente voluta dal Magnifico Rettore Roberto Di Pietra.

Per conoscere tutti i Percorsi formativi e le Opportunità che rilasceranno un Open Badge universalmente riconosciuto oppure CFU per studenti e studentesse, è possibile consultare il sito istituzionale: https://sdskills.unisi.it/

 

 

ASSEMBLEA ASSOCIATI USIENA ALUMNI

Si porta a conoscenza di tutti gli associati che l’Assemblea dell’Associazione USiena Alumni , si terrà in seconda convocazione mercoledì 20 dicembre 2023 alle ore 18,00 in presenza presso il Palazzo del Rettorato ed online sulla piattaforma g-meet per discutere e deliberare sul seguente

ORDINE DEL GIORNO

– Discussione ed approvazione conto previsionale 2024

– Gruppi di lavoro

– Varie ed Eventuali

Il Presidente

Francesco Belelli

E’ necessario iscriversi al seguente modulo.

Per collegarsi: meet.google.com/bfj-puvz-wxv

Presentazione del libro della scrittrice Rosella Postorino: “Mi limitavo ad amare te”

Sabato 2 dicembre ore 17:00 Aula Magna Storica del Palazzo del Rettorato

 

USiena Alumni e l’Universitá di Siena, in collaborazione con URadio hanno il piacere di invitarvi alla Presentazione del libro della scrittrice Rosella Postorino: “Mi limitavo ad amare te”

L’evento avrà luogo il 2 dicembre ore 17:00 presso l’Aula Magna Storica del Palazzo del Rettorato.

Rosella Postorino scrittrice laureata a Siena, con il suo ultimo libro “Mi limitavo ad amare te” si è classificata al secondo posto del Premio Strega.

Alla presentazione seguirà un momento di firma copie con l’autrice e un aperitivo.

L’ingresso è libero.

Social Impact in Your Hands

Social Impact in Your Hands”

l’approccio sistemico nella creazione di valore per la società

Santa Chiara Lab – via di Valdimontone, 1 | 19 giugno ore 17.30

 

Incontro aperto con  startup, manager, comunità accademica per confrontarsi su come coniugare business ed impatto sociale promosso da USiena Alumni, Federmanager Siena, TLS

Conduce e modera:  Virginia Masoni – Confindustria Toscana Sud

  • Chiara Mocenni  –  Delegata alla Terza Missione Università di Siena
  • Ernesto Di Iorio –  General Manager QuestIT
  • Angelo Riccaboni – Co-Founder Santa Chiara Next
  • Alessandro Tozzo – General Manager Liquid Web

Simona Sinesi – Co-founder Never Give Up e autrice del libro “Social Impact in your hands”

Interverranno: 

  • Cinzia Angeli – P&G
  • Francesco Belelli – Federmanager Siena
  • Valentina Canu – Università di Siena – Comunicazione d’impresa
  • Caterina Fiore – Università di Siena –  Imprenditorialità e Startup
  • Marco Landi  – QuestIT – Presidente

Saluti Magnifico Rettore Roberto Di Pietra

 

 

Social Impact in Your hands – Santa Chiara Lab | 19 giugno ore 17.30

Impatto positivo sulla società e creazione di valore è il tema dell’incontro che si svolgerà lunedi 19 giugno, alle ore 17.30 presso il Santa Chiara Lab (via di Valdimontone, 1) promosso dall’Associazione Usiena Alumni, Federmanager Siena, TLS  rivolto a studenti, comunità accademica, professionisti, imprese.

Startupper, manager e docenti si confronteranno,  guidati da Virginia Masoni di Confindustria Toscana Sud, su come coniugare efficacemente business e impatto sulla società, partendo dalle loro esperienze.

Ernesto Di Iorio di QuestIT, Angelo Riccaboni di Santa Chiara Next, Alessandro Tozzo di Liquid Web,  condivideranno le storie uniche delle loro aziende, tutte nate come spin off dell’Università di Siena, e di come hanno trasformato idee innovative in progetti concreti con un impatto tangibile per la collettività. Chiara Mocenni, delegata alla Terza Missione, racconterà dell’impegno dell’Ateneo per la crescita sociale e culturale del territorio.

Simona Sinesi, autrice di “Social Impact in Your Hands” con la sua lunga esperienza nel campo dell’imprenditoria sociale, fornirà un’analisi approfondita dei concetti e delle strategie fondamentali per creare un’azienda di successo con un impatto positivo sulla comunità.

Cinzia Angeli di P&G,  Francesco Belelli di Federmanager Siena, Valentina Canu e Caterina Fiore dell’Università di Siena discuteranno e analizzeranno l’importanza del ruolo delle imprese, tra innovazione e sostenibilità, per un impatto positivo nella società. Interverrà nella discussione  anche Marco Landi che con la sua straordinaria esperienza internazionale nell’Hi-Tech, da Texas Instruments ad Apple, potrà fornire una panoramica completa dei benefici e delle sfide future.

L’incontro, che si concluderà alla presenza del Magnifico Rettore, Roberto Di Pietra, promette di essere una fonte di ispirazione e di confronto per coloro che desiderano rendere il mondo un posto migliore attraverso il proprio impegno e attività.

Per ulteriori informazioni sull’evento www.unisi.it,   www.alumni.unisi.it

 

 

 

 

Carosello is Book | Premio alla Saggistica della Comunicazione

PREMIO ALLA SAGGISTICA DELLA COMUNICAZIONE

A Siena il primo premio dedicato alla Saggistica della Comunicazione

Il 16 e 17 giugno il Master in Comunicazione d’Impresa dell’Università di Siena organizza, sotto la direzione del pubblicitario Paolo Iabichino, un premio dedicato ai libri che hanno fatto comprendere meglio i fenomeni comunicativi contemporanei.

Un premio che parte da lontano, da un giorno di marzo del 2020, quando, in piena pandemia, teneva la sua tradizionale lezione al Master in Comunicazione d’impresa dell’Università di Siena Giovanni Boccia Artieri, sociologo ed esperto di media digitali. A un certo punto il professor Boccia Artieri decide di far “traslocare” l’aula su Instagram per discutere in diretta i temi di quella lezione con Paolo Iabichino, direttore creativo e scrittore pubblicitario.

Quell’esperimento funziona a tal punto che, in breve tempo, si trasforma in un format giornaliero, Carosello is Back, una finestra di 20 minuti in cui parlare di pubblicità, social media, cultura digitale.

Con il passare dei mesi (e dei confinamenti), Carosello is Back si trasforma in un appuntamento settimanale in cui, con il pretesto di presentare dei libri, si discute delle tensioni del presente. È così che prende il via Carosello is Book.

Il 16 e il 17 giugno, a Siena, presso l’Aula Romani del Complesso San Francesco, Carosello is Book cambia ancora e diventa un premio con cui si vogliono riconoscere le eccellenze del panorama editoriale della comunicazione. L’evento intende diventare un riferimento per chi vuole fare o ha fatto della comunicazione il proprio mestiere.

«C’è un filone editoriale dove le persone che scrivono sono più di quelle che leggono. I libri vengono usati come moderni biglietti da visita per azioni di personal branding e new business – afferma Paolo Iabichino, Direttore del Premio e Presidente di Giuria -. In mezzo a questa produzione, però, ci sono lavori che si distinguono perché sono scritti come una dichiarazione d’amore per il proprio lavoro di professionisti e studiosi di comunicazione. Sono libri in grado di trasmettere, in egual misura, passione e conoscenze anche e soprattutto ai nostri studenti e alle nostre studentesse. E questo è stato l’unico criterio con cui ho chiesto alla giuria che presiedo, composta da Giovanni Boccia Artieri, Vera Gheno, Giovanni Manetti, Marisandra Lizzi, Maurizio Masini, di esaminare e valutare i libri che sono stati candidati al Premio. Sono loro il nostro pubblico, sono loro il nostro futuro ed è proprio a loro, la classe di quest’anno del Master in Comunicazione d’impresa, che abbiamo deciso di affidare la progettazione e la comunicazione dell’intero sistema identitario del Premio, con la mia direzione creativa e la supervisione dello staff del master. Un esperimento così riuscito che abbiamo iniziato già a lavorare al bando della prossima edizione in maniera ancora più rigorosa, accogliendo spunti e suggerimenti, per aiutare chi studia e chi lavora nel mondo della comunicazione a cercare di migliorare un po’ una professione che sta attraversando uno dei periodi più difficili e misteriosi della sua storia.»

Nel pomeriggio di venerdì 16 giugno, dopo un intervento di Marco Melegaro, scrittore e redattore di SkyTg24, incentrato sul rapporto fra creatività e comunicazione televisiva, si svolgerà la tavola rotonda con gli autori e le autrici dei libri finalisti, moderata da Paolo Iabichino e Giovanni Boccia Artieri per discutere di cosa comunica, oggi, la saggistica di settore. A seguire è prevista la lectio magistralis della sociolinguista Vera Gheno, che affronterà il tema della comunicazione inclusiva nell’ambito del marketing.

Come si può fare emergere il femminile nei codici e nelle pratiche della comunicazione d’impresa? Come si possono far convivere le differenze – di orientamento sessuale, ma anche di religione, di età, etnia – in una lingua, quella del marketing, che voglia davvero essere inclusiva? Riflettere sull’uso di forme linguistiche che non discriminino le persone non è affatto una moda né un vezzo ideologico (“eh ma non si può dire più niente!”): è, al contrario, una questione assolutamente centrale in larghe fasce della popolazione, a partire dalle nuove generazioni. Perché è anche attraverso la comunicazione che si possono determinare le forme di una cultura e di una società.

La premiazione del libro vincitore si svolgerà sabato 17 giugno alle ore 11.00.

Per partecipare all’evento basta registrarsi qui:

http://www.congressi.unisi.it/?page=CiviCRM&q=civicrm%2Fevent%2Fregister&reset=1&id=263

PROGRAMMA

16 giugno

ore 15.30-16.00

Intervento di Marco Melegaro, scrittore e redattore SkyTg24

“Carosello: la creatività al servizio della comunicazione televisiva”.

ore 16.00-17.30

Tavola rotonda moderata da Paolo Iabichino e Giovanni Boccia Artieri

“Il mestiere di scrivere. La saggistica della comunicazione cosa comunica?”

ore 17.30-18.30

Lectio Magistralis di Vera Gheno, sociolinguista e divulgatrice

“La marketing è cambiatə”

17 giugno

ore 11.00-12.00

Premiazione condotta da Paolo Iabichino e Giovanni Boccia Artieri

Brindisi finale.

Social Impact in Your Hands

Social Impact in Your Hands”

l’approccio sistemico nella creazione di valore per la società

Santa Chiara Lab – via di Valdimontone, 1 | 19 giugno ore 17.30

 

Incontro aperto con  startup, manager, comunità accademica per confrontarsi su come coniugare business ed impatto sociale promosso da USiena Alumni, Federmanager Siena, TLS

Conduce e modera:  Virginia Masoni – Confindustria Toscana Sud

  • Chiara Mocenni  –  Delegata alla Terza Missione Università di Siena
  • Ernesto Di Iorio –  General Manager QuestIT
  • Angelo Riccaboni – Co-Founder Santa Chiara Next
  • Alessandro Tozzo – General Manager Liquid Web

Simona Sinesi – Co-founder Never Give Up e autrice del libro “Social Impact in your hands”

Interverranno: 

  • Cinzia Angeli – P&G
  • Francesco Belelli – Federmanager Siena
  • Valentina Canu – Università di Siena – Comunicazione d’impresa
  • Caterina Fiore – Università di Siena –  Imprenditorialità e Startup
  • Marco Landi  – Atlantis Ventures

Saluti Magnifico Rettore Roberto Di Pietra

 

 

Social Impact in Your hands – Santa Chiara Lab | 19 giugno ore 17.30

Impatto positivo sulla società e creazione di valore è il tema dell’incontro che si svolgerà lunedi 19 giugno, alle ore 17.30 presso il Santa Chiara Lab (via di Valdimontone, 1) promosso dall’Associazione Usiena Alumni, Federmanager Siena, TLS  rivolto a studenti, comunità accademica, professionisti, imprese.

Startupper, manager e docenti si confronteranno,  guidati da Virginia Masoni di Confindustria Toscana Sud, su come coniugare efficacemente business e impatto sulla società, partendo dalle loro esperienze.

Ernesto Di Iorio di QuestIT, Angelo Riccaboni di Santa Chiara Next, Alessandro Tozzo di Liquid Web,  condivideranno le storie uniche delle loro aziende, tutte nate come spin off dell’Università di Siena, e di come hanno trasformato idee innovative in progetti concreti con un impatto tangibile per la collettività. Chiara Mocenni, delegata alla Terza Missione, racconterà dell’impegno dell’Ateneo per la crescita sociale e culturale del territorio.

Simona Sinesi, autrice di “Social Impact in Your Hands” con la sua lunga esperienza nel campo dell’imprenditoria sociale, fornirà un’analisi approfondita dei concetti e delle strategie fondamentali per creare un’azienda di successo con un impatto positivo sulla comunità.

Cinzia Angeli di P&G,  Francesco Belelli di Federmanager Siena, Valentina Canu e Caterina Fiore dell’Università di Siena discuteranno e analizzeranno l’importanza del ruolo delle imprese, tra innovazione e sostenibilità, per un impatto positivo nella società. Interverrà nella discussione  anche Marco Landi che con la sua straordinaria esperienza internazionale nell’Hi-Tech, da Texas Instruments ad Apple, potrà fornire una panoramica completa dei benefici e delle sfide future.

L’incontro, che si concluderà alla presenza del Magnifico Rettore, Roberto Di Pietra, promette di essere una fonte di ispirazione e di confronto per coloro che desiderano rendere il mondo un posto migliore attraverso il proprio impegno e attività.

Per ulteriori informazioni sull’evento www.unisi.it,   www.alumni.unisi.it

 

 

 

 

PRESENTAZIONE DEL LIBRO di MICHELE NADDEO ‘BENEDETTA NEWYORK. MEMORIE SENESI DI UNO STUDENTE FUORI SEDE’ | 31 MARZO 2023

PRESENTAZIONE LIBRO

BENEDETTA NEWYORK. MEMORIE SENESI DI UNO STUDENTE FUORI SEDE di MICHELE NADDEO

31 marzo, ore 17.15 | Cripta del Complesso didattico San Francesco| Università di Siena

Venerdì 31 marzo alle ore 17.15 si svolgerà presso la Cripta di San Francesco dell’Università di Siena la presentazione del nuovo libro dell’alumnus Michele Naddeo.

La presentazione che si svolge in un luogo emblematico per molte laureate e laureati a Siena è sostenuta dall’Associazione USiena Alumni e dal gruppo storico nato su facebook Hai studiato a Siena se…

Ingresso libero.

Parteciperanno:

Ciro Corvese, Direttore del Dipartimento di Studi Aziendali e Giuridici

Luca Betti, Editore

Cinzia Angeli, Sales Group Director P&GI

Ida Cubicciotti, Magistrato

Sonia Corsi, Giornalista

Stefania Labagnara, Psicoterapeuta

 

Modererà

Fiorino Pietro Iantorno, Direttore del Centro Santa Chiara Lab dell’Università di Siena

 

Adotta una skill! USiena Alumni | 11 Ottobre 2022

Adotta una skill!

| USiena Alumni | Aula Magna del Rettorato 11 ottobre 2022 h 16.30

in presenza a numero chiuso 

iscrizioni su Eventbrite dal 1 ottobre

Adotta 1 skill! USiena Alumni ti porta nel mondo delle human skills più richieste oggi nel mondo del lavoro.

Come ormai di consueto durante la settimana del Career Day dell’Università di Siena si svolge il pomeriggio di networking Usiena Alumni.

L’incontro prevede una presentazione delle skills da parte di alumni senior e a seguire, gruppi di lavoro interattivi, guidati da alumni senior e junior per allenare le soft skills più ricercate dal mondo del lavoro:

Problem solving: sai risolvere nuovi e non ben definiti problemi in un mondo in continuo cambiamento?

Intelligenza emotiva: sai riconoscere, comprendere e gestire in modo consapevole le tue e mozioni e quelle degli altri?

Creatività: sai trovare soluzioni originali per risolvere problemi e affrontare nuove sfide?

Social influence: sai guidare gli altri con integrità e autorevolezza per raggiungere insieme obiettivi comuni?

Resilienza: sai affrontare il cambiamento continuo senza perdere la calma, la positività è la focalizzazione verso l’obiettivo?

 

Alumni Senior e Junior modereranno l’incontro con studenti e studentesse e laureate e laureati UniSi, per allenare le soft skill più ricercate dal mondo del lavoro.

Programma:

Ore 16.15 Registrazione partecipanti presso l’Aula Magana (I Piano, ingresso Cortile del Rettorato)

Ore 16.30 Plenaria in Aula Magna
Analizziamo insieme agli alumni le skill più ricercate.

Le 5 skill del futuro (brevissima parte teorica a cura degli Alumni Senior)
17:00 Adozione di una skill e inizio lavori di gruppo guidati da alumni junior e senior
17:30 presentazione in plenaria dei risultati con interazione con gli Alumni che hanno seguito i lavori
18:00 Chiusura lavori eaperitivo di confronto e networking.

 

Come si svolgerà?

L’iniziativa, a cura di Usiena Alumni, il network di chi ha studiato a Siena, si svolgerà in presenzaa numero chiuso in un clima informale ed interattivo.

Iscrizioni su Eventbrite 

 

 

 

USiena Alumni Award – Premiazione e cena di networking

Cena di networking di USiena Alumni e Alumni Award 

Università di Siena, Complesso San Francesco

17 Giugno 2022

La prima edizione di USiena Alumni Award si terrà nel Chiostro Piccolomini (piazza San Francesco, 7/8) durante la cena di networking organizzata per l’occasione.

Abbiamo deciso di istituire il premio “USiena Alumni Award” per celebrare gli Alumni dell’Università Siena che si sono particolarmente distinti sia nell’ambito della propria carriera professionale sia in attività di tutela e promozione della cultura del bene comune, dando vita a cambiamenti positivi e persistenti in linea con i valori promossi dall’Associazione e dall’Ateneo.

La cerimonia che abbiamo organizzato sarà l’occasione per incontrare gli Alumni eccellenti, per ritrovarsi, finalmente in presenza, in luoghi della memoria straordinari e suggestivi, allietati dalla musica e dagli amici del nostro network professionale e personale.

I premiati:

  • Dario Brunori
  • Carlo Cottarelli
  • Tommaso Fabbri
  • Daniela Fatarella
  • Rosella Postorino
  • Stefano Costantino Anedda
  • Francesco Bellucci
  • Alessia De Filippo
  • Edoardo Cherubini
  • Simone Gardini

Modalità di adesione.

Per la partecipazione all’evento (premiazione e cena) è previsto un contributo minimo volontario di 35 euro.
Con un contributo minimo di 50 euro, potrete diventare associati sostenitori di USiena Alumni

Gli associati sostenitori rappresentano la linfa vitale dell’Associazione perché le consentono di portare avanti il suo programma e di lanciare iniziative a favore della comunità universitaria e degli associati.

Si avvisa che i posti  per l’evento sono limitati e quindi è necessario prenotarsi entro il 15 giugno ore 10.00 attraverso il modulo Eventbrite. Prenota ora cliccando qui.

Vi aspettiamo e vi segnaliamo anche che il 18 giugno si svolgerà in Piazza del Campo il Graduation Day che celebrerà tutte le laureate e i laureati dell’Università di Siena degli
ultimi tre anni, per noi già Alumni!

Programma:

17 giugno |ore 20.00

Cripta di San Francesco

  • Premiazione dei 10 alumni eccellenti 2020

Saluto del Magnifico Rettore Francesco Frati

Introduce Virginia Masoni | Relazioni Esterne Confindustria Toscana Sud

  • Seguirà la cena di networking nel Chiostro di San Francesco (a numero chiuso su prenotazione su Eventbrite)

Per maggiori info su USiena Award 2020 clicca qui.

 

Per la realizzazione dei premi e degli omaggi USiena Alumni ringrazia:

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